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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

domenica 7 dicembre 2014

"Il grande Meaulnes" di Alain-Fournier: dall'adolescenza all'età adulta

Oggi sono qui per presentarvi un nuovo post di La biblioteca dimenticata, rubrica fissa sul mio blog curata da Davide Rigonat, il blogger che gestisce La casa della nebbia.

L'elenco dei libri di cui si è occupato nei post precedenti è alla fine di questo post.
Oggi ci parlerà de Il grande Meaulnes di Alain-Fournier. Lo ringrazio e gli cedo subitissimo la parola!

Il grande Meaulnes di Alain-Fournier


Cari amici,
eccoci qui ad una nuova puntata della Biblioteca Dimenticata. Questa volta voglio parlarvi di un romanzo molto famoso oltralpe, ma che da noi ultimamente è stato un po' trascurato. Sto parlando de Il Grande Meaulnes, primo e unico romanzo di Alain-Fournier.


Pubblicato nel 1913 dopo che l'autore ci aveva lavorato sopra per quasi otto anni, ha subito riscosso un notevole successo in patria, un successo vero e duraturo, tanto che non solo è stato inserito al nono posto nella classifica dei 100 migliori libri del secolo (scorso) stilata da Le Monde, ma è stato anche oggetto di ben due trasposizioni cinematografiche (rispettivamente nel 1967 e, più recentemente, nel 2006).
In Italia esso fu apprezzato e pubblicato più volte ed in particolare negli anni '60 del secolo scorso (fu pubblicato per esempio da Garzanti nel '65 e dai Fratelli Fabbri nel 1968). Ultimamente è stato oggetto di varie ristampe (tra le altre, nel 2006 sempre dalla Garzanti e nel 2013 dalla Feltrinelli) che, spero, lo faranno conoscere anche alle nuove generazioni. Io personalmente ho letto la versione dei F.lli Fabbri del '68, con traduzione a cura di Maria Gallone. Segnalo anche che alcuni editori (tra cui Mondadori) hanno pubblicato il libro con il titolo Il Grande Amico.

Su Alain-Fournier c'è poco da dire, anche perché, purtroppo, morì molto giovane. Nato a La Chapelle-d'Angillon il 3 ottobre 1886 (il suo vero nome era Henri Alban Fournier), morì, vittima della Prima Guerra Mondiale, a solo ventisette anni, il 22 settembre 1914, durante la battaglia di Les Éparges. Si era arruolato poco più di un mese prima.

Alain-Founier riuscì a completare un solo romanzo, Il Grande Meaulnes appunto, ma in esso egli traspose tutta la sua vita, così che esso veramente rappresenta in pieno la vera biografia dell'autore stesso.

Il fulcro di tutta l'opera è il momento di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, con tutta la sua magia e le sue contraddizioni. È intorno a questa specie di vago sogno, infatti, che tutti i protagonisti si muovono e sarà proprio con la fine dell'adolescenza che si concluderà la grande avventura.

La storia, raccontata in prima persona dal quindicenne François Seurel, comincia con l'arrivo a casa sua del giovane Augustin Meaulnes, detto il grande Meaulnes per essere riuscito a sopravvivere al fratello minore dopo un bagno fatto in uno stagno malsano. Augustin, diciassettenne misterioso e orgoglioso, viene messo a pensione dai Seurel e diviene così compagno di classe e di stanza di François. Fra i due nasce una grande amicizia, che alimenta nel più giovane la fame di avventura e di ribellione tipica degli adolescenti. Un giorno però Augustin si allontana senza permesso e si smarrisce, ritrovandosi in una misteriosa dimora in cui è in corso una grande festa per festeggiare il prossimo arrivo del figlio del padrone, Frantz de Galais, con la sua fidanzata. Durante questa occasione, Augustin incontra una donna bellissima di cui si innamora perdutamente. Ella si rivela essere la sorella del festeggiato, Yvonne. Dopo un suo fugace incontro con Frantz, la festa finisce all'improvviso e Meaulnes torna in qualche modo presso la scuola. Messo François a parte della sua grande avventura, i due passano l'estate cercando di ritrovare il luogo misterioso, cercando anche di tracciare una mappa, che però una sera viene loro rubata da un misterioso zingaro bendato… A questo punto mi fermo, anche perché non voglio raccontarvi come va a finire la storia. Vi basti solo sapere che i destini di Augustin, di François, di Yvonne, di Frantz e di Valentine, la sua fidanzata, si intrecceranno in molti modi, alcuni felici ed altri drammatici, fino a quando il nostro narratore non si renderà conto che, alla fine, la grande avventura è finita.

Come dicevo, questo libro costituisce la vera biografia dell'autore. Fournier era infatti figlio di due istitutori e, dopo aver studiato nella scuola del padre, si trasferì a Parigi, a Bourges e di nuovo a Parigi per proseguire gli studi. Qui incontrò e strinse amicizia con personaggi quali Jacques Rivière, che divenne il suo migliore amico e che sposò la sua sorella minore, Isabelle, André Gide, Charles Péguy, e Paul Claudel. Sempre a Parigi, nel corso di una passeggiata sulla Senna, nel 1905 Alain-Fournier ebbe un fugace incontro con Yvonne Quiévrecourt, di cui si innamorò perdutamente e da cui trasse il personaggio di Yvonne de Galais. Questo amore si rivelò però impossibile: lo scrittore riuscirà infatti a rivederla solo molti anni dopo, già sposata e con due figli. Amerà poi anche una certa Annette, femme-fatale da cui trarrà ispirazione per il personaggio di Valentine, la fidanzata di Frantz de Galais. La biografia dell'autore di fatto si ferma qua: la morte lo colse poco dopo sui campi di battaglia.

Precursore e aprifila del racconto di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, il romanzo si articola in tre parti ed è caratterizzato da capitoli spesso molto brevi e focalizzati su un singolo accadimento. Dal punto di vista temporale, la narrazione copre un lasso di tempo di circa 6 anni, anche se, specie tra la seconda e la terza parte, in più occasioni si ha l'impressione che non ci sia un gran salto temporale. Lo stile è comunque piacevole e rispecchia il tema del libro: come l'adolescenza, esso è alle volte scostante e misterioso, talvolta anche apparentemente semplicistico. I protagonisti e il loro modo di agire (o di non agire) possono apparire, al lettore moderno, impacciati, timorosi, alle volte irresponsabili, ma, se cerchiamo di leggere le loro azioni con lo sguardo di un loro coetaneo (e teniamo conto della diversità dei tempi), ecco che esse diventano pienamente plausibili e logiche. Il fulcro è così chiaro, che tutto ciò che è contorno passa in secondo piano: esempio per tutti è il mondo degli adulti, che qui appaiono solo sullo sfondo e non apportano praticamente alcun contributo, apparendo anzi spesso come figure ingessate, prive di iniziativa e/o di capacità di agire ed incidere.

Per concludere, vi consiglio caldamente la lettura di questo libro (peraltro non particolarmente lungo) che ha influenzato ed è stato apprezzato da schiere di scrittori nel corso di tutto il secolo.



Concludo ringraziando ancora una volta Davide per il bellissimo intervento che ci ha consentito di conoscere questo libro.

Di seguito i link a tutti gli altri testi di cui ha parlato Davide:

7 commenti:

  1. Tragica fine quella di Fournier, che mi ricorda quella di un giovane giornalista e poeta inglese, di cui purtroppo non ricordo il nome, autore della poesia The Soldier, ucciso nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale.

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    1. Già, lo puoi dire forte! È vero che in guerra c'è sempre qualcuno che deve morire per primo, ma, come si dice... che sfiga!

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    2. E chissà quanti capolavori sono morti con lui... proprio una sorte triste...

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  2. Grazie di questa recensione, Davide, perché hai portato in prima fila un libro che possiedo da anni ma che ho finora relegato in uno scaffale senza quasi aprirlo. Ho saltato la parte del post dove esponi la trama perché penso sia arrivato il momento per me di porre rimedio a questa mia mancanza. Inoltre mi hai permesso di sapere qualcosa del suo autore, di cui ignoravo tutto compreso la tragica fine.
    Io ho l'edizione Mondadori del 1971, con illustrazioni di Guido Bertello e il titolo "Il grande amico".

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    1. Figurati! Spero ti piacerà.
      Però... vedi l'acume delle nostre case editrici? Nella biblioteca di mio padre c'era questo "Il grande Meaulnes", titolo che già da adolescente mi ispirava un sacco (anche se poi l'ho letto molti anni dopo). Se ci avessi trovato un "Il grande amico", sinceramente mi sa che non me lo sarei filato neanche di striscio. Tempo fa ho anche scritto un post sul mio blog in merito a "L'importanza del titolo"... Mah!

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    2. Pensa stanotte che sogno assurdo ho fatto. Prendevo in mano la mia copia de"Il piccolo amico", che però nel mio sogno era stato curato nella versione definitiva dalla moglie (!) di Fournier e sulla copertina il nome della donna (un nome francese che non ricordo) precedeva addirittura quello del marito.

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    3. @Davide: Be', in effetti, molto meglio "Il grande Meaulnes", sono d'accordo!

      @Ivano: Sogno premonitore del fatto che le donne prenderanno presto il potere? Ahahah! Scherzo.

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