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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

sabato 25 agosto 2012

Accenti gravi e acuti


Accenti gravi e acuti: un po’ di regole e un po’ di memoria

Gli accenti sono un argomento che mi interessa molto e ne ho parlato spesso nel blog. Ho anche scritto un post con tutte le regole per sapere se una parola va accentata o meno, perché gli accenti sono  uno degli errori più frequenti che noto in giro nel web. Oggi però voglio affrontare un problema ancora più spinoso perché non basta sapere se una parola è accentata o no, bisogna sapere quale accento usare, se grave o acuto. E qui la faccenda si complica alquanto, in realtà. Oggi cercherò di darvi alcuni suggerimenti e di fare il punto della situazione.


Tutta colpa dei latini!
Il titolo del paragrafo è un po’ provocatorio, forse, ma del resto è proprio tutta colpa dei latini! Sì, perché in latino le vocali erano ben 10, infatti per ognuna delle nostre cinque vocali ne esistevano due forme: una breve (indicata con una sorta di barchetta posta sopra la vocale) e una lunga (caratterizzata da una lineetta sopra la vocale). Le vocali cioè si distinguevano in base alla quantità in latino, mentre in italiano la distinzione avviene in base al timbro.

Il passaggio dal latino all’italiano segue lo schema del vocalismo tonico latino volgare (immagine da wikipedia). 
 Da qui si nota, per esempio come la e (é) derivi sia dalla i breve sia dalla e lunga, mentre la ε deriva dalla e breve. Un discorso simile si può fare per la o
Insomma, il nostro problema degli accenti, tra le sue radici dalle dieci vocali latine! 

 Le vocali toniche e atone italiane
Da quanto detto sopra derivano le vocali toniche e atone italiane.

Le vocali toniche (cioè quelle in posizione accentata) in italiano sono 7:
  • a,
  • e (cioè é),
  • ε (cioè è), 
  • i,
  • (cioè ò),
  • o (cioè ó),
  • u.


Le vocali atone (cioè prive di accento) sono invece 5 (quelle che ripetiamo a memoria da sempre: a, e, i, o, u).

Scrittura degli accenti
Nella lingua scritta, come vi ho detto nel post sugli accenti, in italiano non è necessario riportare gli accenti sulle vocali toniche, tranne che nei casi in cui ci sono parole tronche (es. città). Gli accenti sono invece facoltativi nelle parole omografe (cioè che si scrivono nello stesso modo come prìncipi e princìpi). Questo in linea generale, per un’analisi più dettagliata vi rimando al post con tutte le regole.

Una volta ricordate tutte le regole su quando mettere o no un accento, emerge il problema degli accenti gravi (\) che danno suoni vocalici più aperti e degli accenti acuti (/) che danno suoni vocalici più chiusi.

Se avete una buona dimestichezza con il latino e le sue vocali (brevi e lunghe) non avrete difficoltà a ricordare quale accento usare in italiano (grave o acuto) seguendo lo schema del vocalismo tonico latino volgare, ma, se come me non avete mai studiato il latino, questo escamotage può risultarvi ben poco utile.

Come ricordare allora quale accento usare? Io li ho imparati a memoria. Nel senso che con l’uso prima o poi vengono naturali. Ora voglio riportarvi quante più parole mi vengono in mente che richiedano nella scrittura un accento grave o acuto. Mi limiterò perciò ai casi con e e o dove ci può essere il dubbio, mentre in italiano le altre vocali hanno sono un accento grave (à, ì, ù).
Se vi vengono in mente altri esempi, ditemelo, così posso aggiungerli e rendere l’elenco più esaustivo, anche se ormai i programmi di videoscrittura segnalano gli accenti errati e quindi non ci dovrebbero mai essere errori.

Parole che devono essere scritte con un accento grave  
È (ε) = accento grave, vocale aperta
  • È (terza persona singolare del verbo essere al presente indicativo, che non si scrive con l’apostrofo, mi raccomando).
  • Bignè
  • Cioè
  • Mosè
  • Caffè
  • ...


ò (ᴐ) = accento grave, vocale aperta
  • Però
  • Amerò (e tutte le prime persone singolari dei verbi al futuro semplice)
  • Oibò
  • Menabò
  • Amò (e la maggior parte delle terze persone singolari dei verbi  al passato remoto)
  • ...

 Parole che devono essere scritte con un accento acuto
é (e) = accento acuto, vocale chiusa
  • Perché
  • Poiché
  • Giacché
  • Affinché
  • Nonché
  • Pressoché 
  • Ché (abbreviazione di perché)
  • Trentatré (e tutti i numeri con tre, mentre tre che non è mai accentato)
  • Viceré (e tutti i composti con re, mentre re che non è mai accentato)
  • ...
[Grazie al commento di Marco a questo post, inserisco qui una regola che mi sembra efficace, riferita alle parole con é. Quelle scritte in elenco (a parte le ultime che ho aggiunto grazie ai commenti), infatti, sono tutte parole composte in cui il secondo elemento è un monosillabo.]


 ó (o) = accento acuto, vocale chiusa
Non mi viene in mente nessun esempio, forse non esistono parole tronche con la ó? Se qualcuno lo sa, mi illumini! Grazie.


La pronuncia degli accenti
Quanto detto finora risolve il problema degli accenti gravi e acuti nella scrittura, ma per quanto riguarda la pronuncia? Come abbiamo visto gli accenti vengono messi solo su particolari tipi di parole, ma ogni parola ha un suo accento tonico e, se tale accento tonico cade su una e o su una o, la sua pronuncia può essere aperta o chiusa in base all’accento.
In italiano, in realtà, sono pochissime le persone che pronunciano correttamente gli accenti gravi e acuti. Sono leggermente facilitati in questo i parlanti toscani, ma anche loro non pronunciano correttamente tutte le parole. L’unico modo per pronunciarle tutte correttamente è curare la dizione e sforzarsi tantissimo. Se poi, come me, nella vostra zona le parole vengono pronunciate tutte con un tipo di accento (cioè sempre grave o sempre acuto) dovete armarvi di pazienza e controllare l’accento tonico di ogni parola sul dizionario fino a farci l’abitudine. Io vi consiglio il mio amato Sabatini-Coletti on-line (qui sotto ho inserito le due definizioni della parola pesca, o meglio, pèsca e pésca).


Nella quotidianità pronunciare correttamente gli accenti è abbastanza inutile e può anche costarvi qualche critica, perché parlereste in modo diverso da tutti quelli della vostra zona (perdendo la vostra accentazione locale), però nella lettura creativa e soprattutto in poesia può essere importante curare questi aspetti. Io ci sto provando per il prossimo post della rubrica Video poesie, ma sono ancora lontana da una corretta pronuncia degli accenti.

Conclusione  
Per scrivere gli accenti acuti e gravi in modo corretto, il modo più semplice è imparare i vari casi, visto che non sono tantissimi.
Per quanto riguarda la pronuncia sono l’ultima persona a cui chiedere consigli, ma mi sto impegnando! Non cambierò mai il mio modo di parlare nella quotidianità, ma voglio sforzarmi nelle letture, almeno in quelle per il blog, quindi presto vedrete voi stessi cosa combinerò!



Hanno parlato di questo articolo:



14 commenti:

  1. Anche in questo caso...mi confondo sempre.

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    1. Io ho le idee abbastanza chiare, scrivendo. Per la pronuncia, invece, non è così semplice...
      Grazie per il commento!

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  2. Parole che finiscano con /o/ non vengono in mente nemmeno a me.

    Per quanto riguarda /e/, una regola parziale c'è: se noti, tutte le parole che hai scritto sono composte, in cui il secondo elemento è un monosillabo (se ci sono eccezioni, devo ancora trovarle). Restano fuori altre parole (sé, né; al momento non me ne vengono in mente altre), ma è qualcosa.

    Per la pronuncia in generale, esiste il DOP (Dizionario d'Ortografia e Pronunzia); puoi trovarlo online qui, ha anche la registrazione della pronuncia.

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    1. Forse parole con /o/ non esistono, allora? Può essere...

      Mi piace molto la tua regola parziale! La aggiungo anche nel post, se per te va bene! E poi integro i due esempi che hai aggiunto.

      Grazie mille anche per il DOP, mi sarà utilissimo!

      Come al solito, mi sei molto utile per correggere questo tipo di post. Grazie!

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    2. Integra pure, non c'è problema.

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    3. Grazie! Per fortuna mi segnali sempre qualcosa che mi sfugge, così posso rendere i miei post più esaustivi.

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  3. Mah. Di solito quelli scritti li azzecco. Per il parlato, lasciamo perdere. Anzi, no! Se ci troviamo con una lingua che ha miriadi di eccezioni, è proprio perché è nata parlando (e scrivendo). Non posso che auspicare che si vada verso una progressiva semplificazione. L'esperanto, giusto per fare un paragone, ha un solo modo per accentare e nessuna eccezione. Suona un po' strano, quando si ha che fare con lingue anarchiche o eccessivamente strutturate. Ricordo che in greco c'erano ben tre accenti... e due spiriti!
    Non ho mai provato a impararli a memoria...

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    1. L'italiano secondo me è una delle lingue più belle al mondo proprio per le sue tantissime eccezioni (e per la sua flessibilità)! Comunque io non miro di certo a correggere nel quotidiano la mia pronuncia, anche perché sembrerei una pazza agli occhi dei miei conterranei, però mi piacerebbe imparare a leggere dei versi con una dizione accettabile. Vedremo cosa combinerò!
      Non conosco l'esperanto e neppure il greco, però hai fatto degli esempi interessanti. Grazie.

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  4. io vorrei capire per quale motivo - e siamo nel 2012 - Office continui a correggere "po'" in "pò".

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    1. Benvenuto sul mio blog, Alessandro! Be', Office è una grande fonte di misteri che non credo di poter svelare... Comunque il mio non corregge "po'" in "pò", ma fa il contrario. Forse c'è un errore nell'impostazione delle correzioni automatiche nel tuo computer, che si può tranquillamente sistemare. Oppure dipende da computer a computer, chissà! Il problema però resta. Io sto ancora cercando di far capire ad alcune persone che la forma corretta è "po'" e sai perché fatico così tanto? Perché il T9 nei cellulari consiglia la forma errata! Quindi ti capisco... speriamo che in futuro Office e i telefoni comincino ad amare di più la lingua italiana! Grazie mille per il commento!

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  5. Articolo bello e utile. Anch'io sono infastidita nel vedere come le regole dell'ortografia - soprattutto in materia di accenti e apostrofi - siano trascurate; non parlo, ovviamente, degli errori dovuti a distrazione durante la digitazione.

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    1. Benvenuta nel blog, Cinzia! Allora possiamo infastidirci in due! Le regole della nostra bella lingua andrebbero seguite di più. Ovviamente un errore di distrazione ogni tanto può capitare a tutti (del resto anch'io che sono una pignola commetto spesso errori).

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  6. Per alcune parole comuni, come perché e poiché può essere utile usare Word, che corregge gli accenti da sinistra a destra, quando li scrive. E così che ho imparato a scrivere perché e poiché in modo corretto :). Ma ogni software ha il suo limite. Su molti telefoni mancano le lettere accentate, perché gli accenti e in generale i caratteri speciali occupano più spazio e possono causare problemi.

    Parole tronche con la ó credo che non esistano, altrimenti avremmo avuto il carattere sulla tastiera, però qualche esempio per indicare dove cade la voce si trova:

    " ... né faccia
    ogni dì tórte al confessore e pasti."

    dalla satira V dell'Ariosto, vv. 200-201.

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    1. Word ogni tanto è davvero utilissimo! Capisco che i caratteri speciali diano problemi sui telefonini però, secondo me, tanta volte la colpa è della pigrizia. Comunque fino a che si tratta di SMS poco male. Il problema diventa trovare questi accenti sbagliati nei libri!

      Ci sono diverse parole con "ó", anche se non tronche. Me ne sto rendendo conto cercando di pronunciare in modo più corretto gli accenti nella lettura delle poesie.

      Grazie per l'esempio e l'interessante commento!

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